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Prigionieri dei propri pensieri

A quanti è capitato, in qualche momento della propria vita, di rimanere infastiditi da pensieri indesiderati e intrusivi? Ad esempio, un pensiero fastidioso e comune nelle donne che hanno avuto da poco un figlio consiste in immagini in cui si fa male al bambino. Generalmente, ci si difende da queste immagini e pensieri cercando di non pensarci. Ma provate a fare l'esperimento del "non pensate all'elefante, non pensate all'elefante"... A cosa vi viene da pensare? State pur certi che da qualche parte, prima o poi, l'elefante comparirà... Come affermato dai saggi orientali, pensare di non pensare è già pensare...


Se l'idea di avere un determinato pensiero ci appare ripugnante, minacciosa o inaccettabile è più che naturale cercare di censurarlo.

Ma più cerchiamo di non pensarlo e più questo verrà a perseguitarci.

Più cerchiamo di sopprimerlo, più è probabile che esso riaffiori alla coscienza.


E allora, come ci si può difendere da immagini e pensieri intrusivi e/o indesiderati?


Già nel 1960 Victor Frankl fu uno dei primi psicologi ad osservare che un buon modo per liberarsi dai pensieri indesiderati consistesse nello smettere di cercare di inibirli.

Anzi, cominciò a chiedere ai suoi pazienti di soffermarsi deliberatamente e volontariamente sui propri pensieri "proibiti".


Oggi la PSICOLOGIA STRATEGICA fa di questa tecnica la manovra principale che si dimostra efficace nello "sciogliere" la rigida ossessività dei pensieri indesiderati.


Dimostrando, ancora una volta, che la soluzione di un problema psicologico non sta necessariamente nell'approfondire e nel risalire alle cause originarie, ma piuttosto nell'intervenire sulle tentate soluzioni disfunzionali messe in atto nel qui ed ora.

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