Le classificazioni hanno il terribile difetto di ridurre la complessità della realtà e non le amo, ma ogni tanto, soprattuto per le festività, si può provare a giocare un po'. Ben sapendo che ci sono "giochi" terribilmente seri, come ad esempio i rapporti di coppia...
Suddividere le modalità in cui i rapporti di coppia si caratterizzano è arduo, ma alle volte può servire agli psicologi per abbozzare i primi interventi durante i colloqui e può essere utile anche ai coniugi stessi per constatare che, tutto sommato, non si è soli nei propri guai.
Questa è la premessa con la quale Guglielmo Gulotta introduce una classificazione dei rapporti di coppia in un suo vecchio libro "Commedie e drammi nel matrimonio" edito nel 1976 da Feltrinelli.
Lascio a voi il piacere di scoprire in quale delle categorie elencate sotto rientri la vostra relazione di coppia, sicuro della vostra certezza nel riconoscere che la vostra metà ha senz'altro fatto un affare migliore del vostro...
A : La relazione inizia con una certa distanza tra i partner ma poi pian piano si evolve in un avvicinamento sempre maggiore dei partner, anche grazie ad un vincolo comune (il trattino trasversale della "A"), come l'arrivo di un figlio, il lavorare insieme, il condividere hobby e passioni.
H : Nella relazione "H" la situazione iniziale è come quella del matrimonio "A", ma il vincolo comune non riesce ad avvicinare i coniugi che, anzi, seguitano ad avere vite parallele, nonostante il vincolo.
O : I partner seguitano a rincorrersi l'un l'altro, senza mai raggiungersi, girando continuamente a vuoto.
S : Nella relazione "S" la coppia vaga in cerca di un buon adattamento e raramente giunge ad avere una situazione migliore che in partenza.
V : La relazione comincia bene ma va sempre peggiorando.
Y : L'inizio buono della relazione prosegue per più tempo che nella relazione "V", ma alla fine il risultato è il medesimo... L'amore è eterno finché dura.
X : Il primo periodo della coppia corrisponde alla tipologia "A", ma dopo un breve periodo di riavvicinamento e di incontro, ciascuno dei partner riprende nuovamente la propria strada.
I : E' il tipo di relazione in cui tutto procede bene dall'inizio alla fine.
Ma la peggiore tra tutte le combinazioni possibili è quella del matrimonio "stabile - insoddisfacente": i partner non sembrano accorgersi dell'insoddisfazione profonda e soprattutto non fanno niente per cambiarla. Tendono ad attribuire all'altro tutta la colpa di ciò che non va, salvo non riuscire a stare né con il compagno, né senza di lui.
Talvolta si ha la sensazione che traggano soddisfazione proprio dall'insoddisfazione dell'altro, come se si avesse pace solo nel sentirsi in guerra.
Ciò che tiene unita questa coppia è il desiderio infantile di essere ripagati in un prossimo futuro delle frustrazioni subite nel passato, ed è chiaro che con l'andar del tempo, l'insoddisfazione aumenterà.
Lo scopo di ogni giornata è quella di riuscire a dare all'altro una "bella lezione", ma mai troppo apertamente, piuttosto tra le righe (ad esempio attraverso l'espressione di una sintomatologia tipo la frigidità, l'impotenza, l'alcolismo oppure col sarcasmo, con la passività, il cinismo, ecc.), nel tentativo di far passare l'altro come la persona "malata", magari da inviare ad un esperto (medico o psicologo).
Allontanando da me la critica di voler rappresentare il mondo di coppia come un mondo in cui prevalgano solo o prevalentemente gli aspetti negativi, dulcis in fundo vorrei dedicare le ultime righe di questo scritto alla categoria "stabile - soddisfacente".
Cosa la caratterizza? A parte la rarità epidemiologica, i partner sono fortemente orientati alla collaborazione reciproca; si impegnano affinché i loro messaggi risultino comprensibili all'altra parte e si trovano in una situazione di scarsa competitività. Se stanno insieme è perché desiderano starci.
Ma se vi riconoscete tra gli "stabili - soddisfacenti" e vi accompagna una certa dose di (insana) spavalderia, provate ora a chiedere al vostro partner in quale categoria sente di appartenere. E sperate che la pensi come voi, che altrimenti son rogne...
Però, ad ogni modo e in qualsiasi categoria sentiate di appartenere, non disperate. Quando si parla di rapporti di coppia si fa riferimento all'ambito relazionale in cui le complicazioni che gli individui sanno crearsi sono tanto assurde quanto geniali. Non per incapacità del genere umano, ma piuttosto per un aspetto che non si è soliti considerare e che occorrerebbe invece tenere bene a mente e che Gulotta riassume molto chiaramente: "Nel diagnosticare i rapporti tra due coniugi è sempre importante tener presente che sono in gioco, contemporaneamente, almeno otto entità:
1) il marito per quello che è fisicamente;
2) la moglie per quello che è fisicamente;
3) il marito come vuole apparire alla moglie;
4) la moglie come vuole apparire al marito;
5) il marito così come appare in realtà alla moglie;
6) la moglie così come appare in realtà al marito;
7) il marito così come appare a se stesso;
8) la moglie così come appare a se stessa".
Se i rapporti di coppia sono già complicati osservandoli con le lenti tipiche dell'uomo di strada, analizzando quanto accade secondo una prospettiva relazionale e comunicativa, ci troviamo inevitabilmente tra le mani un inestricabile intreccio di percezioni interpersonali che finiranno col complicare ulteriormente la situazione.
Di conseguenza, è chiaro che ogni sistema comunicativo familiare andrebbe analizzato e approfondito nella sua singolarità, identificando la dinamica in essere e cercando di modificarla con stratagemmi e prescrizioni che possano modificare l'equilibrio disfunzionale su cui si regge la coppia stessa.
Tale analisi è pressoché impossibile che possa essere compiuta da chi è parte del sistema, in quanto non si può essere osservatori e osservati allo stesso tempo, e quindi nei casi più dolorosi può essere d'aiuto rivolgersi ad un esperto.
Ma senza entrare nel dettaglio dell'intervento psicologico sul problema, prendo ancora spunto dall'autore per ricordare una regola basilare da seguire per riuscire a muoversi all'interno dei rapporti di coppia con l'obiettivo di procurare i minori danni possibili.
E la regola è "non pensare d'avere sempre ragione", da applicare ogni qual volta ci venga voglia di aprire un confronto con l'altro. Che come diceva De La Rochefoucauld, "Le liti non durerebbero a lungo se il torto fosse solo da una parte".
P.S. Anche le illustrazioni sono tratte dal libro di Gulotta e sono realizzate da Alfredo Chiàppori.
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